Fusion-IO: una panoramica

0 Flares Twitter 0 Facebook 0 LinkedIn 0 Email -- 0 Flares ×

Recentemente ho ricevuto da Fusion-IO una scheda IODrive da 640 Gb da poter utilizzare nel mio Home Lab.

Fusion-IO progetta, produce e commercializza una serie di schede basate su chipset NAND e collegabili a sistemi server attraverso il bus PCI-E. Vengono viste dai sistemi supportati (tra cui Windows Server, VMware ESX e alcune distribuzioni linux) come fossero un disco locale.

A differenza di altri sistemi come ad esempio i dischi SSD, queste schede richiedono l’uso di driver appositi per essere riconosciuti dai sistemi operativi ed essere quindi utilizzati. Per contro, le loro prestazioni non sono minimamente avvicinabili dai comuni dischi SSD basati su formati e connessioni standard come SAS o SATA. Oltre all’uso del bus PCI-E infatti, le schede Fusion-IO intercettano tramite i loro drivers le chiamate che il sistema operativo effettua verso il proprio file system e le reindirizza alla scheda, che al suo interno utilizza un file system proprietario e lo espone al sistema operativo in seguito a “viste logiche” se così possiamo chiamarle.

Il tutto si traduce in numeri da capogiro: la scheda che ho in dotazione nominalmente produce fino a 145.000 IOPS (Sequential Write IOPS da 512 Byte) con soprattutto 30 microsecondi di latenza di accesso; questo valore è di 1000 volte inferiore ai millisecondi di una qualsiasi sistema disco. Si tratta di una tecnologia molto vicina alla velocità di una memoria RAM, ma col vantaggio della persistenza dei dati di un normale hard disk.

Come è possibile utilizzare questa scheda? Sicuramente gli ambienti HPC e con Database ad alte prestazioni sono quelli che se ne possono avvantaggiare maggiormente, ma anche i nostri ambienti VMware possono trarne beneficio: la scheda può essere usata come storage locale ad altissime prestazioni, come host cache (specie in ambienti VDI dove ci permette di addensare molte più VM per nodo), ma anche come storage condiviso tramite l’uso di sistema VSA installati sopra queste schede, o tramite l’affascinante tecnologia IOTurbine.

Non è un caso che sistemi di cluster per VMware come Nutanix utilizzino come primo livello dei loro tier di storage le schede Fusion-IO.

8 thoughts on “Fusion-IO: una panoramica

  1. Bhe… si…. bello… ma il prezzo??? 640Gb poi è da capogiro. Sto progettando il mio vLab casalingo ma sarebbe impensabile usare scheda pci-e di queste fattezze. Da sola (forse sbaglio) costa il doppio del tuo vLab (quello descritto sul sito).
    Ciao

  2. Ciao Enzo,
    la scheda non va assolutamente pensata come alternativa a un disco SSD, quanto meno dal punto di vista tecnologico. Non è un disco “un filino più veloce”, è proprio un’altra tecnologia.
    Non ho il listino preciso, ma credo siamo tra i 5 e 10 mila dollari a listino.
    Come ho scritto nell’articolo, ci sono ambiti precisi in cui questa tecnologia risponde perfettamente alle necessità, e che ne giustificano il prezzo. Ambienti database ad alte prestazioni, sia fisici che virtuali, High Performance Computing, e tanti altri.
    Sicuramente in un home lab non ha il minimo senso, non farti trarre in inganno dal fatto che me ne abbiano data una e IO la stia usando nel mio lab.
    Luca.

  3. Sì, sto facendo parecchi tests, tempo permettendo.
    Ho guardato la scheda OCZ, pare interessante, sarà da chiedere opinioni a quelli di Fusion-IO; faremo con loro un HandsOn Day del VMUG a Milano a fine maggio.
    Per le specifiche, vedo che OCZ non dichiara le latenze (cosa su cui invece Fusion-IO spinge molto) e in quali condizioni hanno raggiunto quell’IO. Non è solo una questione di prestazioni pure, ma anche di resilienza della scheda: per dirne una le NAND come negli SSD perdono celle man mano che passa il tempo, e Fusion-IO ha risolto questa cosa implementanto nelle schede in realtà il 30% in più di spazio rispetto al dichiarato. Man mano che le celle “invecchiano” e non sono più leggibili, i dati sono stati spostati nell’altro 30%.
    Mi piacerebbe sapere come gli altri produttori gestiscono questa e tante altre cose…

  4. Generalmente è così con tutti i produttori.
    Ti dirò di più: se non erro tutti i dischi tradizionali hanno una parte del disco riservata alla funzione di “rimappare” i cluster danneggiati. Quando su un hd tradizionale vediamo anche 1 solo cluster rovinato dobbiamo seriamente preoccuparci proprio perché quel cluster rovinato (e marcato “bad” dal firmware) è indice che il disco ha finito “la riserva”.
    A ben vedere (tornando al discorso ocz) fanno anche una serie “enterprise” che in effetti ha un numero di iops inferiore però (per appartenere al settore enterprise) qualcosa di meglio dovrà pure averlo.
    Fusion-IO ha addirittura le slc su alcune schede…. azz
    Leggevo poi che IOTurbine non è legata (tecnologicamente parlando) alle sole schede Fusion-IO: si può usare in assoluto per accelerare il comparto storage.

  5. In ogni caso ho idea che il target di Fusion-IO sia nettamente superiore a tanti produttori di SSD PCI-ex

  6. Ciao,
    puoi scrivere a Stefano Pirovano (spirovano (at) fusionio (punto) com; digli che hai avuto i contatti tramite il mio blog 🙂

Comments are closed.