Secondo me la risposta è si’, e a entrambe le domande. Il calo continuo dei prezzi, l’assenza di parti meccaniche in movimento e conseguente maggiore affidabilità, i tempi di accesso bassissimi e la possibilità di non dover deframmentare i dati, sono tutti fattori di successo di questa nuova tecnologia.
Anche altre persone ben più esperte di me ne sono convinte. Eric Sloof ha realizzato un breve benchmark per capire le differenze di prestazioni rispetto a un disco SATA durante l’utilizzo del file system vmfs di vmware. Le differenze sono veramente notevoli (i primi valori sono di un non precisato disco sata, i secondi di un disco ssd Intel X25-M):
– 74 mb/s contro 147 mb/s di transfer rate medio
– 10,4 ms contro 0.2 ms di tempo di accesso
Penso siano superflue ulteriori parole.
Ciao, comunque hanno usato un disco rigido da quattro soldi perchè il velociraptor ha tempi d’accesso dimezzati e il trasfer rate è comunque basso.
Un velociraptor costa circa 120 euro per 150 GB, sicuramente meno dei 200 euro per 80 GB.
Ciao,
sicuramente l’articolo era mirato a dimostrare il valore degli SSD, su questo non si discute. I dischi sata hanno ancora un deciso vantaggio di costi, per ora gli ssd penso rimangano “relegati” per realizzare sistemi ad altissime prestazioni e con I/O elevati. Per intenderci, se devo virtualizzare un file server userò sata, se mi chiedessero di virtualizzare un application server Oracle (vero Michele?) potrei pensare agli ssd, budget permettendo.
Ricordatevi sempre che la vera differenza la fanno gli spindle, come già spiegato in altri articoli. 20 velociraptor in stripe sicuramente danno la paga a 10 dischi ssd.