Da quando ho iniziato a scrivere i primi articoli su VMware vCloud Hybrid Service, mi sono arrivate alcune mail in cui diverse persone mi chiedevano come potessi conciliare questi articoli con il lavoro che faccio. Per chi non lo sapesse, lavoro in Svizzera presso un vCloud Service Provider, ed evidentemente questa mia posizione pareva in contrasto con gli articoli che sto scrivendo recentemente. Vorrei quindi raccontarvi un pò come abbiamo gestito internamente alla società per cui lavoro questo argomento, e di come questo ragionamento potrebbe forse tornare utile ad altri.
Innanzitutto, una doverosa premessa. Il mio blog è indipendente dal mio lavoro quotidiano, ma ovviamente ci sono argomenti per i quali è meglio un confronto interno. Non per approvare quello che scrivo, ma per evitare magari argomenti che sono troppo correlati alle informazioni riservate che non divulghiamo. E’ ad esempio il motivo per cui non ho mai scritto di ZeRTO: lo usiamo in produzione da diversi mesi e con numerosi clienti, ma il design della nostra struttura è un qualcosa che non vogliamo condividere con altri.
Riguardo vCHS, anche parlando con altri System Integrators o Service Providers, le posizioni si sono sempre mostrate contrastanti.
Sicuramente, all’inizio la sensazione più diffusa è di rifiuto: “VMware ha sempre venduto tramite i propri partner, adesso si mette a farci concorrenza?”. Ho sentito spesso questa e altre valutazioni simili, e se non è completamente vera, non è nemmeno completamente sbagliata. Ma credo bisogna scindere la questione in base al ruolo che si riveste all’interno dell’ecosistema VMware.
vCHS vs System Integrator
Sentire infatti queste lamentele da parte dei system integrators mi è sempre parso fuori luogo. Vedere in questa nuova offerta di VMware un concorrente vuol dire avere innanzitutto una propria soluzione basata su vCloud Director. Ma in realtà, molti system integrator sviluppano soluzioni on-premise sui loro clienti, e ben pochi di questi possiedono anche una soluzione “cloud” da offrire. Bisognerebbe poi valutare le dimensioni di questa soluzione, laddove presente, perchè molti di quelli che si definiscono service provider alla fine possiedono uno o due armadi rack, con alcuni server e uno storage, quasi sempre parcheggiati in un datacenter di proprietà altrui. E’ questa la concorrenza diretta con VMware (o con un altro Service Provider “vero”?). Io non credo. Mi trovo invece perfettamente d’accordo con Enrico Signoretti, in particolare col suo articolo “L’era degli ISP cantinari è finita”
Enrico ha espresso benissimo quello che anche io penso su come queste figure dovrebbero evolvere, e di come anche noi nella nostra attività stiamo cercando di educare i nostri partner: è inutile replicare su scala ridotta lo stesso datacenter più volte, perchè le economie di scala, le skill tecniche richieste, i budget, e quindi in ultima analisi la qualità del servizio offerto e il suo prezzo non sono convenienti per l’utente finale. Meglio specializzarsi in consulenza e supporto su queste piattaforme, e far percepire al cliente un alto valore aggiunto non nell’usare questa o quella piattaforma, ma nel poterlo seguire durante la sua migrazione verso il cloud, e nel suo uso quotidiano.
Ho notato infatti, almeno per l’esperienza nel service provider dove lavoro, che alcuni clienti finali preferiscono saltare tutta la catena di rivenditori e distributori, e acquistare le risorse direttamente dal “cloud provider”, ma onestamente mi pare siano molto pochi. Nonostante la promessa dell’IT self service, molti preferiscono demandare non solo l’infrastruttura, ma anche la sua configurazione e gestione al provider di turno, e togliere completamente questo impegno alle risorse interne, magari per dedicarle alla gestione applicativa.
E in questo scenario, il system integrator può ancora dire la sua: può assistere il cliente nella migrazione al cloud (che tanto avverrà comunque, con o senza di lui), consigliarlo, guidarlo, e infine gestirgliela quotidianamente. Demandando tutti i problemi infrastrutturali al Cloud Provider.
Per queste figure, il servizio vCHS di VMware non è altro che un ulteriore fornitore di risorse cloud a cui il System Integrator può guardare quando deve scegliere a quale CSP affidarsi.
vCHS vs vCloud Service Providers
Qui il discorso si complica decisamente. Entrambi offrono le stesse soluzioni, probabilmente con differenze più o meno apprezzabili, ma in definitiva qui VMware può essere considerato un concorrente. Il problema è: quanto?
Innanzitutto, VMware ad oggi non ha la minima intenzione di chiudere il programma VSPP, anzi continua a supportare appieno tutti quei Service Provider che usano i loro prodotti. Quindi, penso che più che pensare a come “fare la guerra” a VMware (cosa impossibile oltretutto, dato che il service provider usa la loro stessa tecnologia) penso sia meglio cercare di capire come sfruttarla a proprio vantaggio.
Per prima cosa, VMware con vCHS sta validando fortemente la soluzione scelta dai vari CSP, che possono quindi raccontare ai loro clienti come la tecnologia che usano sia esattamente la stessa che VMware offre con la propria offerta. Potete dire lo stesso di Amazon AWS, o di RackSpace?
Secondo, la produzione di “intellectual property” che già oggi VMware sta rilasciando. Se fare qualche ricerca sulla loro Knowledge Base usando come criterio “vCHS”, troverete già alcuni documenti nonostante la soluzione non sia ancora pubblicamente disponibile. Contando poi i tantissimi documenti disponibili per vCloud Director, l’insieme offre una mole di informazioni notevole per i vari CSP che utilizzano la stessa tecnologia, e che quindi possono usare questo know-how per progettare e gestire al meglio la propria infrastruttura.
Terzo, ci sono casi d’uso dove in realtà un CSP potrebbe anch’esso usare vCHS in modo complementare ai suoi servizi. Penso ad esempio a un CSP che avesse bisogno di risorse esterne al suo datacenter, ma che non voglia o non si fidi a fare scambio mutuale di risorse con un altro CSP. VMware in questo caso potrebbe apparire come “super partes”. O ancora, sfruttare vCHS per soddisfare le esigenze di quei clienti globali che possiede, e che hanno necessità di risorse anche in altre regione mondiali in cui il CSP non possiede un proprio Datacenter. Oppure, acquistare un piccolo tenant dove mettere sistemi di monitoraggio che siano completamente esterni, per controllare il proprio DC. Penso insomma che ci siano tutta una serie di casi d’uso in cui si può anzi approfittare di vCHS ed essere “amici”.
Ovvio, ci saranno casi in cui la sovrapposizione sarà totale, ma ne più ne meno come in moltissimi altri casi e altri settori. Ma ancora, ci saranno sempre elementi differenzianti che potranno anche andare a favore del CSP. Pensiamo ad esempio ai backup: come ho fatto notare in un mio precedente articolo, vCHS avrà probabilmente a breve un servizio di backup self-service. Ma sarà il migliore disponibile? Nulla si sa della tecnologia che verrà impiegata, ma magari altri CSP che utilizzano tecnologie differenti potranno offrire un servizio di backup migliore, e magari questo elemento potrebbe far propendere il cliente (o il system integrator che sceglie per suo conto) verso il CSP.
E voi, che ne pensate?